recensione

Borne // Jeff VanderMeer

“Se avessi avuto tempo gli avrei spiegato lì su due piedi tutti i pericoli che ci circondavano. Gli avrei detto una cosa che finora gli avevo taciuto: che un cacciarifiuti non avrebbe visto altro in lui che materia organica particolarmente pregiata. Che non lo avrebbero visto come una persona, ma come una cosa.”

Ho appena concluso la lettura di questo libro, e devo ancora riprendermi. A molti il nome dell’autore sarà famigliare dai suoi libri precedenti, la trilogia dell’area X, che personalmente ho apprezzato molto. Borne, come questi ultimi è un libro in cui non puoi fare a meno di immergerti, e che ti trascina negli eventi con lui.

In questo libro ci troviamo in una città in rovina, dominata da un orso mutante di nome Mord, creato dalla compagnia. Le persone sopravvissute girano per la città cercando rifiuti per sopravvivere, per questo vengono chiamati cacciarifiuti. Rachel, la nostra protagonista, un giorno trova nel pelo di Nord, una sfera che ricorda del semplice materiale organico, che chiamerà Borne. Col tempo si scoprirà che Borne è molto più di semplice materia, e che cresce e impara.

VanderMeer ci fa dubitare di cosa sia o non sia umano, e ci mostra come questo venga concepito in modo diverso da ogni persona anche a seconda delle emozioni che prova, questo è quindi uno dei punti di tutto il libro. Ci troviamo in un mondo distrutto, dove la linea tra il modificato e creato dal’uomo e l’essere umano tende a mischiarsi. Borne appare materia organica per tutti, tranne che per Rachel, che lo farà percepire come umano anche al lettore, soprattutto con il suo difenderlo e volergli bene in ogni situazione.

“Fu la prima volta che seppi davvero quanto fosse importante per me. Non servì a nulla.”

Inoltre un’altro elemento che l’autore esplora è la maternità, Borne diventa come un figlio per la protagonista, e nonostante tutto quello che succederà continuerà a proteggerlo, e a cercare di capirlo anche nei casi più estremi. E non riuscirà mai a staccarsi completamente da lui.

“Con Borne, VanderMeer prosegue la sua indagine sulla grazia malevola del mondo ed è una meraviglia totale.”
– Colson Whitehead.

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Titolo: Borne
Autore: Jeff VanderMeer
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Pagine: 352 p.
Trama: Fra le macerie di una città in rovina – infestata da biotecnologie fuori controllo, percorsa da bande di razziatori, dominata dal cielo da un orso mutante di nome Mord – la cacciarifiuti Rachel si imbatte in una creatura misteriosa e decide di prenderla con sé, chiamandola Borne. All’inizio poco piú di una pianta, Borne cresce a una rapidità impressionante: è un bambino curioso e frenetico; è un anemone di mare gigante che muta forma e colore; è una persona; è un mostro; è un figlio adottivo. L’arrivo di Borne altera gli equilibri della vita di Rachel – che, arrivata nella città come migrante, si trova a dover imparare a essere madre rievocando gli anni spesi coi genitori a girare per campi profughi, fra una catastrofe ecologica e l’altra. Altera anche il suo rapporto con Wick, il creatore di bio-tec con cui convive, che non si fida del nuovo arrivato: forse perché teme che sia un mutante, o forse perché, come un padre inesperto, si sente tagliato fuori dall’amore che lo lega a Rachel. E mentre Borne cresce, tutt’intorno si intensifica la lotta per il dominio sulla città tra l’enigmatica Compagnia e le creature che le si sono ribellate – su tutti Mord, l’orso gigante le cui incursioni aeree si fanno sempre piú frequenti e sanguinarie. E con orrore di Rachel e Wick appare sempre piú chiaro che Borne – il loro bambino, la loro arma aliena – in questa guerra è destinato a giocare un ruolo decisivo.

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Nato il 7 luglio 1968, Jeffrey Scott VanderMeer è uno scrittore ed editore statunitense. È conosciuto per il suo contributo al fantasy e alla fantascienza, in particolare per il sottogenere New Weird, di cui ha coniato la prima definizione ufficiale.

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